Davide ha saputo che Golia stava sfidando e umiliando l'esercito ebreo, e che nessuno lo aveva ancora sfidato: spinto dal Signore, decise così di andarci lui.
Era un buon intento e la volontà del Signore era con lui: per questo il nemico cercò di ostacolarlo in vari modi, alcuni di essi insospettabili, così da non farsi scoprire. Se lo riconoscessimo nel suo agire, infatti, saremmo tutti molto più pronti a resistergli. Deve quindi convincerci con scuse plausibili, ragionevoli, persino logiche e allettanti: qualsiasi cosa, pur di non farci fare quel che potremmo per il Signore.
Essendo noi servi del Signore, Satana sa bene che l'unico modo per renderci vulnerabili, o almeno inoffensivi, è toglierci la nostra fiducia in Dio: senza essa, infatti, non avremo più i mezzi per andare avanti, come se camminassimo in una strada buia senza torcia.
Nel passo di Samuele 17, possiamo vedere alcune tattiche, cioè come satana può tentare di frenarci:
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Il primo ostacolo fu la difficoltà dell'impresa: bastò infatti che Golia si presentasse sul campo di battaglia e ripetesse la sua sfida perchè i soldati ebrei scappassero impauriti. Anche Davide lo udì, ma non fuggì. Mentr'egli parlava con loro, ecco uscire dalle file dei Filistei quel campione, quel Filisteo di Gat, di nome Goliat, ripetendo le solite parole; e Davide le udì. 24 Tutti gli uomini d'Israele, alla vista di quell'uomo, fuggirono davanti a lui, presi da gran paura.
Il secondo fu il fratello maggiore di Davide, che cercò di impedirgli di combattere Golia, accusandolo di avere intenzioni sbagliate e cercando di farlo dubitare della bontà del suo scopo, intimandolo implicitamente a non proseguire.
Eliab, suo fratello maggiore, avendo udito Davide parlare a quella gente, si accese d'ira contro di lui e disse: «Perché sei sceso qua? A chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco il tuo orgoglio e la malignità del tuo cuore; tu sei sceso qua per vedere la battaglia».
Saul, il terzo, attirò l'attenzione di Davide sulle proprie umane capacità, certamente insufficienti ad affrontare un guerriero come Golia. Saul disse a Davide: «Tu non puoi andare a batterti con quel Filisteo; poiché tu non sei che un ragazzo, ed egli è un guerriero fin dalla sua giovinezza».
Non riuscendo a far leva sulle sue debolezze, il nemico provò ad appesantirlo con la possente armatura di Saul, spingendolo a mettere la sua fiducia in essa piuttosto che in Dio.
Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece mettere la corazza. Davide cinse la spada di Saul sopra la sua armatura e cercò di camminare, perché non aveva ancora provato; allora disse a Saul: «Non posso camminare con questa armatura, non ci sono abituato». E se la tolse di dosso.
Infine provò Golia stesso, minacciando il giovane Davide perchè lui, che era solo un ragazzo, aveava osato sfidarlo. Umanamente, la minaccia di Golia era di certo credibile.
Quando il Filisteo vide Davide, lo disprezzò, perché egli non era che un ragazzo, biondo e di bell'aspetto. Il Filisteo disse a Davide: «Sono forse un cane, ché tu vieni contro di me con il bastone?» E maledisse Davide in nome dei suoi dèi; poi il Filisteo disse a Davide: «Vieni qua, e darò la tua carne in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie dei campi».
L'esito non dipende dalle nostre forze, dalle circostanze, o dalla difficoltà di ciò che vogliamo intraprendere, ma solo dalla volontà di Dio, che sa sempre cosa fare e come farlo, e sulla nostra fede in Lui.
L'unica cosa che possiamo fare è continuare ad avere fiducia in Lui e andare avanti, nonostante tutto. Appena il Filisteo si mosse e si fece avanti per avvicinarsi a Davide, anche Davide corse verso la linea di battaglia contro il Filisteo; mise la mano nella sacchetta, prese una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte; la pietra gli si conficcò nella fronte ed egli cadde con la faccia a terra. Così Davide, con una fionda e una pietra, vinse il Filisteo; lo colpì e lo uccise, senza avere spada in mano. Poi Davide corse, si gettò sul Filisteo, gli prese la spada e, sguainatala, lo uccise e gli tagliò la testa.
I Filistei, vedendo che il loro eroe era morto, si diedero alla fuga. Allora gli uomini d'Israele e di Giuda si alzarono, lanciarono il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fino all'ingresso di Gat e alle porte di Ecron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Saaraim, fino a Gat e fino ad Ecron. I figli d'Israele, dopo aver dato la caccia ai Filistei, tornarono e saccheggiarono il loro accampamento. Davide prese la testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme, ma ripose le armi di lui nella sua tenda.
Quando Saul aveva visto Davide che andava contro il Filisteo, aveva chiesto ad Abner, capo dell'esercito: «Abner, di chi è figlio questo ragazzo?» Abner aveva risposto: «Com'è vero che tu vivi, o re, io non lo so». Allora il re disse: «Infòrmati di chi sia figlio questo ragazzo». Quando Davide tornò, dopo aver ucciso il Filisteo, Abner lo prese e lo condusse da Saul; egli aveva ancora in mano la testa del Filisteo. Saul gli chiese: «Ragazzo, di chi sei figlio?» Davide rispose: «Sono figlio del tuo servo Isai di Betlemme».